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Come sopravvivere ad un ambiente di lavoro stressante

“Molti perdono il lavoro, e molti perdono, lavorando, la vita.”

Eduardo Galeano

Che cosa si intende per “ambiente di lavoro stressante”?

Il termine stress deriva da un vocabolo della lingua inglese che identificava la tensione e lo sforzo a cui era sottoposto un ponte nel momento di transito di un veicolo.

Viene comunemente utilizzato per descrivere una “mobilitazione straordinaria” di energie fisiche e psicologiche che siamo chiamati a mettere in campo di fronte a particolari eventi di vita.

Per anni si è considerata la persona come “passiva” rispetto a questi stimoli, che venivano quindi sempre connotati come dannosi.

Successivamente si è iniziato a ritenere che la nostra percezione degli eventi sia invece costruttiva, cioè frutto dell’incontro delle nostre caratteristiche psicologiche, sociali, culturali e dei significati che diamo al mondo che ci circonda.

In quest’ottica, quindi, uno stesso evento può essere considerato nocivo o benefico a seconda di chi lo vive.

Possiamo quindi parlare di “eustress” quando per affrontare qualcosa sperimentiamo uno sforzo di breve durata, focalizzato e funzionale per il raggiungimento del nostro obiettivo (es. la tensione prima di una gara che poi ci consente di performare al meglio).

Chiamiamo invece “distress” il sovraccarico negativo prolungato nel tempo che alla lunga ci fa sentire prosciugati di tutte le nostre energie.

Un lavoro “stressante” quindi, per ciascuno di noi potrebbe avere un significato molto differente e non è detto che abbia solo risvolti negativi.

Il primo passo quindi per capire come fare a sopravvivere ad un ambiente di lavoro stressante, è identificare qual è il tuo contesto, gli eventi di “eustress” e “distress” e quali azioni puoi attuare per potenziare le tue capacità di far fronte a questi ultimi.

Come si manifesta l’eccessivo stress sul lavoro?

Quando una persona sente che alcune richieste poste dal suo lavoro sono superiori alle sue capacità di farvi fronte e prolungate nel tempo, può iniziare un processo di affaticamento fisico e mentale.

Si possono provare sintomi sgradevoli, come mal di testa, tensione addominale e intestinale, riduzione delle proprie capacità cognitive (es. memoria, concentrazione…).

In aggiunta, si può provare un peggioramento del proprio tono dell’umore e di tutte le emozioni legate al proprio lavoro, che da positive diventano negative.

Questo solitamente comporta un crollo del proprio rendimento e motivazione, che peggiora ulteriormente la situazione.

Se hai mai provato quella sgradevole sensazione di un pugno nello stomaco alla sola idea che arrivi il Lunedì mattina (o il tuo giorno di lavoro), capisci di cosa sto parlando.

Quali conseguenze può avere un ambiente di lavoro eccessivamente stressante?

Alcune persone senza rendersene neanche conto, finiscono per farsi risucchiare dal proprio lavoro.

Si ha talmente tanto il desiderio di farcela a gestire tutto, da provare a fronteggiare attivamente il problema lavorando sempre di più.

Se inizialmente questa può sembrare la strategia migliore, alla lunga è probabile che ci sentiremo peggio di prima: dedicheremo più ore di tempo al lavoro, sottraendolo a ciò che per noi è davvero importante.

Ci affaticheremo ancora di più, fino ad arrivare a casa la sera senza neanche la forza di cucinare. Inizieremo ad alterare la qualità della nostra vita, mangiando e dormendo male. Questo ci provocherà un ulteriore calo di energia, che ci farà sentire ancora più inadeguati a gestire il nostro lavoro. E così via.

Un’altra possibile conseguenza, è quella di chiudersi in se stessi a pensare ripetutamente a quanto il proprio lavoro sia un incubo. Cadiamo così in un vortice di domande senza fine che finisce per risucchiarci.

Questo nella speranza di trovare delle risposte: “ho fatto bene ad accettare questo lavoro o sarebbe stato meglio non farlo? come farò ad affrontare la giornata di domani? cosa succederà se sbaglierò quell’incarico che mi è stato dato?…”.

Il vortice di pensieri prende il via proprio in quei pochi momenti di tempo libero in cui potremmo fare/pensare ad altro. Magari giusto quando siamo seduti sul divano o in procinto di andare a dormire.

Se all’inizio pensare e ripensare al nostro lavoro potrebbe darci l’impressione che a suon di domande risolveremo qualcosa, alla lunga questo potrebbe diventare un altro problema da risolvere. Questo perché provare a controllare l’incontrollabile è una battaglia persa in partenza.

Come uscirne?

Se ti sei ritrovato in questo articolo, fai un bel respiro e prosegui nella lettura. La buona notizia è che da questo vortice insieme, si può uscire. La Terapia a Seduta Singola può aiutarti fin dal primo incontro a vedere le cose da un altro punto di vista e a individuare delle nuove strategie applicabili da subito per migliorare il tuo rapporto con il tuo lavoro. Vediamo insieme alcuni piccoli passi possibili:

1. Ritrova il tuo spazio.

Prova a pensare che il lavoro non è tutta la tua vita, ma è ciò che ti serve per poterti permettere la tua vera vita, quella fatta dai tuoi affetti, interessi, hobby, passioni. Ogni mattina quindi, prima di uscire di casa, prova a scrivere sulla tua agenda anche i tuoi obiettivi ed impegni personali oltre a quelli lavorativi. Inizia focalizzandoti su una piccola cosa al giorno che potresti fare, per farti dire che ti sei preso un po’di spazio per te oltre il lavoro. Ad esempio potrebbe essere fare un bel bagno caldo, andare a correre o vedere una puntata di una serie tv che ti piace tanto. Cerca quindi di tenere bene a mente questo obiettivo per tutto il giorno e impegnati, una volta finito il lavoro, a raggiungerlo. Ti aiuterà a riprenderti gradualmente il tuo tempo per te.

2. Mettiti comodo.

Se ti senti a disagio nel tuo posto di lavoro, prova a riorganizzare il tuo spazio in modo che sia più funzionale e confortevole per te, partendo dalle cose semplici: fai scorta di acqua e snack salutari per le tue pause, ordina i materiali di cancelleria di cui hai bisogno, scegli una sedia comoda, usa delle cuffie avvolgenti per isolarti dai rumori… “Sentirti a casa” ti farà già sentire meglio.

3. Organizzati

Se sei affogato di cose da fare, prova a utilizzare le “to do list”. Scrivi su un blocco di carta in ordine di priorità e complessità i tuoi compiti. Definisci quelli da fare oggi e quelli che puoi rimandare a domani. Vedere nero su bianco gli impegni può aiutarti a fare ordine nei tuoi

pensieri e a procedere per priorità. Ogni volta che ne completi uno, depennalo dalla lista. Quando hai completato tutto, strappa il foglio e lancialo nel cestino. Ti sorprenderà vedere con i tuoi occhi quanto sai essere produttivo durante il giorno quando hai tutto sotto controllo. Se fai canestro nel cestino, ti strapperà anche un sorriso!

4. Se affoghi nel vortice di domande, prova a non rispondere

Quando ti rendi conto che arrovellarti con dubbi e interrogativi ti fa stare peggio invece di aiutarti a trovare una soluzione, puoi provare a non rispondere alle domande che hai in testa. Per aiutarti, puoi provare a prendere un bel respiro profondo: prova poi a immaginare che i tuoi pensieri siano come nuvole nel cielo blu. Osservali andare e venire senza tuttavia inseguirli, senza rispondere loro. Così facendo, ti sorprenderai a guardare di nuovo il sole, piuttosto che le nuvole.

E se questo non bastasse? Ti ricordo che puoi sempre chiedere un incontro agli psicologi di “One session” e prenotare una sessione gratuita di consulenza psicologica a seduta singola per capire come poter affrontare il tuo ambiente di lavoro stressante. Questo può essere un primo passo per ritagliarti uno spazio di 30 minuti solo per te, il Martedì dalle 18:00 alle 20:00.

Per prendere appuntamento, scrivi a info@onesession.it o alle nostre pagine Facebook e Instagram.

Riferimenti bibliografici:

Nardone, G., De Santis, G. (2011). Cogito ergo soffro. Milano: Ponte alle Grazie.

Pirotta, L. (2019). Come Combattere lo Stress: Impara a gestire lo stress da lavoro e nella vita privata e a raggiungere il benessere psico-fisico. Palermo: Dario Flaccovio Editore srl.

Solano, L. (2001). Tra mente e corpo. Milano: Raffaello Cortina Editore.

 

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