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Category Archives: Genitorialità

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Migliorare la comunicazione con i figli con la Terapia a Seduta Singola

La comunicazione con i figli è tutt’altro che semplice. Figli adolescenti che sfidano le regole imposte dai genitori, mamme frustrate per la mancanza di collaborazione in casa, preadolescenti che si chiudono a riccio e non parlano, genitori che non riescono ad esprimere la rabbia in modo funzionale di fronte ai capricci dei bambini. Le problematiche della genitorialità sono tante.

Tra le tante sfide che devono affrontare quotidianamente i genitori, sicuramente quella della comunicazione è una delle più complesse. La comunicazione con le persone a noi vicine è infatti il canale attraverso cui si costruisce, si determina e si mantiene la relazione. Le incomprensioni, i litigi, le difficoltà nell’ascolto o la mancanza di comunicazione sono tra le cause più frequenti per cui una famiglia o dei genitori si rivolgono allo psicologo. Altre volte, sebbene la motivazione che spinge a cercare il supporto di un professionista sia di altro tipo, la comunicazione rimane comunque una delle principali leve per il cambiamento e per l’intervento sistemico.

Il metodo della terapia a seduta singola per i genitori

La Terapia a seduta singola può essere un valido metodo d’intervento con problematiche legate al sostegno genitoriale e, più nello specifico, alla comunicazione con i figli. Questo approccio infatti permette di lavorare in modo focalizzato e specifico su un problema, con una propensione a cercare soluzioni concrete e rispendibili già dopo la seduta. Il cambiamento infatti, può innescarsi anche dopo un singolo incontro, soprattutto se i genitori e il terapeuta perseguono un obiettivo chiaro, misurabile e concreto.

Tra i principi della Terapia a seduta singola, infatti, la definizione dell’obiettivo è fondamentale per poter lavorare mantenendo il focus sul tema portato dai genitori. Dopo una prima analisi del problema il terapeuta guiderà la coppia nell’individuare le possibili strategie e soluzioni alla sua risoluzione. Altro principio importante poi, è di identificare le risorse già presenti nella famiglia, tra i suoi componenti e nel contesto intorno a loro. Lavorare sui punti di forza permette di amplificare in modo più proficuo le possibili strategie che si definiranno durante l’incontro. Se ad esempio uno dei genitori riesce ad esprimere meglio le proprie emozioni anche quando si arrabbia, possiamo allenare la coppia a validare anche le emozioni del figlio.

Ciò che permette di rendere un solo incontro efficace ed efficiente è sicuramente focalizzare i propri sforzi sul presente: concentrarsi sul presente e sul futuro infatti incoraggia i genitori a non colpevolizzarsi e rimanere bloccati sul problema, ma li orienta al futuro con uno sguardo di speranza. Il terapeuta potrà infatti delineare nel corso della seduta quali sono i primi passi che la coppia può muovere una volta terminata la seduta: identificare un piccolo primo passo verso una comunicazione efficace rende più semplice la via per il cambiamento.

Strategie pratiche per una comunicazione efficace

Ma perché il tema della comunicazione si presta molto bene alla Terapia a seduta singola? Ci sono due motivi principali: il primo dipende dalla domanda che molto spesso portano i genitori. A differenza di altre tematiche, quelle della genitorialità sono spesso mosse da un’urgenza e dalla necessità di trovare strategie concrete e pratiche. Lungi dal fornire soluzioni miracolose, l’approccio si concentra sull’attivazione di risorse esistenti e sull’introduzione di piccoli cambiamenti significativi. Il secondo è che molto spesso ciò che manca ai genitori sono gli strumenti e le conoscenze per sbloccare situazioni che viste da dentro possono apparire complesse e che invece possono risolversi con semplici interventi psicoeducativi.

In questo contesto, la Terapia a Seduta Singola offre ai genitori strumenti pratici e immediatamente applicabili per migliorare la comunicazione con i propri figli. Vediamo alcune strategie chiave che possono emergere durante una singola seduta.

L’Ascolto Attivo come punto di partenza:

Un primo passo per migliorare la comunicazione con i figli, può essere quello di comprendere e praticare l’ascolto attivo. Questo non significa solo sentire le parole del figlio, ma prestare piena attenzione, mostrare interesse attraverso il linguaggio del corpo (contatto visivo, cenni), e riflettere ciò che è stato detto per assicurarsi di aver compreso il messaggio e, soprattutto, il sentimento sottostante. Ad esempio, di fronte a un figlio adolescente che esprime frustrazione per un divieto, il genitore potrebbe essere guidato a rispondere: “Quindi, se ho capito bene, ti senti limitato e arrabbiato perché vorresti…”. Questo semplice atto di validazione può disinnescare la rabbia e aprire un dialogo più costruttivo.

Comunicare con “Messaggi Io”:

Spesso, le interazioni conflittuali sono alimentate da accuse e giudizi espressi con “messaggi tu” (“Tu non mi ascolti mai!”, “Tu sei sempre disordinato!”). Il terapeuta può introdurre l’uso dei “messaggi io”, che permettono al genitore di esprimere i propri sentimenti e bisogni senza attaccare il figlio (“Io mi sento frustrato quando trovo i tuoi vestiti sul pavimento perché per me è importante che la casa sia ordinata”). Questo approccio promuove l’empatia e riduce la reazione difensiva.

Porre domande orientate alla soluzione:

Invece di focalizzarsi sul problema e sulle sue cause, il terapeuta può incoraggiare i genitori a porre domande che orientino il figlio verso la ricerca di soluzioni. Domande come “Cosa ti aiuterebbe a sentirti più ascoltato?”, “Quale piccolo passo potresti fare per risolvere questa situazione?”, o “Come potremmo collaborare per trovare un modo che funzioni per entrambi?” stimolano la riflessione e la responsabilità del figlio, naturalmente in linea con la sua età.

Validare le emozioni, non necessariamente il comportamento:

Un aspetto cruciale della comunicazione con i figli è riconoscerne e accettarne le emozioni, anche quando il comportamento non è condivisibile. Il terapeuta può aiutare i genitori a distinguere tra il sentimento e l’azione, suggerendo frasi come: “Capisco che tu sia molto arrabbiato per quello che è successo, e questo è un tuo diritto. Però, il modo in cui lo esprimi non è accettabile”. Questo permette al figlio di sentirsi compreso nella sua esperienza emotiva, rendendolo più disponibile ad ascoltare i limiti posti al suo comportamento.

Concentrarsi sul presente e sul futuro per innescare il cambiamento:

Come accennato, la TSS spinge i genitori a non rimanere intrappolati nel passato o nella colpevolizzazione. Il terapeuta può guidare la conversazione verso il “cosa possiamo fare adesso?” e “come possiamo fare diversamente in futuro?”. Questo approccio pragmatico incoraggia i genitori a sperimentare nuove modalità comunicative, concentrandosi sui piccoli passi concreti che possono portare a un miglioramento tangibile della relazione. Ad esempio, invece di rimproverare costantemente il figlio per i ritardi, il focus potrebbe spostarsi su come organizzare meglio i tempi insieme per evitare future tensioni.

In conclusione, la Terapia a Seduta Singola offre un’opportunità preziosa per i genitori di acquisire strumenti comunicativi efficaci in tempi brevi. Attraverso la definizione di obiettivi chiari, l’attivazione delle risorse familiari e un focus orientato alla soluzione, anche un singolo incontro può rappresentare un catalizzatore per un cambiamento positivo nella dinamica comunicativa tra genitori e figli, aprendo nuove vie per la comprensione e la connessione. Puoi prenotare il tuo colloquio gratuito con One Session cliccando qui.

Riferimenti bibliografici

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti Editore
Firenze.Hoyt M., Cannistrà F. (2023). Conversazioni di terapia breve. EPC
Nardone, G. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Ponte alle Grazie
Nardone, G., Giannotti, E., & Rocchi, R. (2012). Modelli di famiglia. Ponte alle Grazie.
Thomas, G. (1994). Genitori efficaci. Ed. La Meridiana.

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L’arrivo di un figlio: mantenere gli equilibri

L’arrivo di un figlio è uno degli eventi più trasformativi nella vita di una persona, di una coppia e della famiglia in generale. Ogni nascita porta con sé un cambiamento profondo negli equilibri, nelle dinamiche relazionali e nei ruoli. Il nuovo assetto familiare infatti deve necessariamente adattarsi alle esigenze primarie del neonato e anche queste si modificano nel giro di pochi mesi e nei primi anni di vita. La coppia deve imparare a conoscere il bambino, i suoi bisogni e il modo in cui li esprime. Allo stesso tempo ciascuno dei due genitori deve ri-conoscere se stesso nel suo nuovo ruolo di caregiver ed educativo, il più delle volte senza avere già le competenze nel suo bagaglio di esperienze.

I genitori di oggi infatti arrivano all’evento della nascita molto spesso preparati su ogni dettaglio del parto, dell’allattamento e dello svezzamento. Seguono corsi preparto e leggono libri su come riconoscere il pianto del neonato. Si informano sulle tipologie di culla e di seggiolini e acquistano accessori per la preparazione di pappe naturali e per rendere il bagnetto un’esperienza rilassante per il bambino.

Tuttavia ben presto si scontreranno con una realtà ben più complessa di quella che avevano immaginato. La giornata sarà scandita dai ritmi di sonno-veglia del bambino, la mancanza di sonno e la stanchezza spesso comportano sbalzi di umore e l’imprevisto sarà all’ordine del giorno nell’organizzazione delle attività che una volta erano gestite con estrema facilità. Questi e altri cambiamenti concreti nella vita familiare impattano molto non solo sull’organizzazione di questa ma anche a un livello più profondo. A livello psicologico entrano in gioco aspetti emotivi e affettivi ma anche una riorganizzazione dei significati che genitori e coppie attribuiscono alla loro vita, al concetto di famiglia e ai ruoli genitoriali.

La nascita come riorganizzazione di significati

Secondo la prospettiva costruttivista, ogni genitore sviluppa una propria “griglia” di significati con cui interpreta il mondo. Quando nasce un figlio, queste griglie vengono messe alla prova. Per esempio, un padre o una madre possono trovarsi a rivedere ciò che pensavano su cosa significhi essere un genitore o su come dovrebbero comportarsi nel loro nuovo ruolo. In questo entrano in gioco anche le aspettative culturali e sociali e molte delle credenze con cui il genitore arriva al suo nuovo ruolo possono cozzare con la realtà con cui si scontra. È importante affrontare questi cambiamenti con apertura e flessibilità, evitando di irrigidirsi su schemi di pensiero che potrebbero non essere più funzionali.

Il mantenimento dell’equilibrio passa attraverso il dialogo aperto, la flessibilità e l’adattamento. Entrambi i partner devono essere pronti a ridefinire le proprie aspettative e a negoziare nuove modalità di interazione che riflettano la presenza del figlio. Questo processo non è solo individuale, ma anche collettivo: la coppia costruisce insieme nuovi significati e nuove narrazioni della loro vita condivisa e ciascuno deve imparare anche a conoscere il partner nel nuovo ruolo di genitore.

Il ruolo della famiglia allargata

Un altro punto importante da tenere in considerazione è che l’arrivo di un figlio non impatta solo sui genitori, ma sull’intero sistema familiare. D’improvviso le famiglie d’origine della coppia

genitoriale rivestono un ruolo diverso per loro e nella crescita dei figli. A volte si acuiscono delle dinamiche conflittuali che erano latenti, altre volte l’arrivo del bambino fa sì che si appianino le divergenze. La nascita di un bambino crea nuove dinamiche tra i membri della famiglia, e queste dinamiche devono essere osservate e comprese per mantenere l’equilibrio.

Una delle idee centrali dell’approccio sistemico è che ogni cambiamento in un membro del sistema influenzi l’intero sistema. Per esempio, le interferenze degli altri nell’educazione dei bambini possono influire sulla vita di coppia. E’ importante che i genitori mantengano i confini e i ruoli ben definiti. E’ fondamentale che i genitori affermino il proprio ruolo e la propria autorità genitoriale in modo chiaro e rispettoso. Dovranno stabilire limiti sani con le figure esterne, come i nonni, per proteggere l’equilibrio familiare. Sebbene il supporto dei nonni possa essere prezioso, è essenziale che i genitori restino i principali decisori riguardo l’educazione e la gestione del bambino. Questa protezione dei confini non riguarda tanto l’esclusione, quanto la creazione di uno spazio sicuro in cui i genitori possano sviluppare il proprio stile educativo senza interferenze o pressioni.

Strategie efficaci per gestire il cambiamento

La terapia strategica suggerisce che la chiave per mantenere l’equilibrio non sia evitare il cambiamento, ma gestirlo con soluzioni concrete e funzionali. Uno degli strumenti della terapia strategica è la capacità di individuare i “tentativi di soluzione disfunzionali”. Sono strategie che, pur essendo messe in atto per risolvere un problema, finiscono per mantenerlo o peggiorarlo. Ad esempio, uno dei problemi più comuni dopo la nascita di un figlio è lo sbilanciamento dei ruoli all’interno della coppia, dove uno dei due partner si sente sovraccaricato mentre l’altro potrebbe sentirsi escluso.

In questi casi, è bene incoraggiare l’individuazione di soluzioni alternative che interrompano il ciclo disfunzionale. Una soluzione può essere il delegare le responsabilità, creare momenti di condivisione della genitorialità. Ancora, ridefinire i ruoli all’interno della coppia in modo più equilibrato. L’importante è che la coppia non si fermi su schemi che non funzionano, ma sperimenti nuove modalità di interazione.

Come mantenere l’equilibrio

Mantenere gli equilibri con l’arrivo di un figlio richiede una combinazione di flessibilità, comunicazione aperta e collaborazione. I genitori devono essere pronti a rinegoziare continuamente i loro ruoli, a comunicare i propri bisogni in modo chiaro e a collaborare per trovare soluzioni che funzionino per tutti.

In definitiva, il segreto per mantenere gli equilibri di fronte a un evento così trasformativo sta nella capacità di adattarsi al cambiamento, senza temerlo. Sta nella volontà di costruire insieme una nuova realtà familiare, fatta di collaborazione, dialogo e comprensione reciproca.

Se anche tu stai affrontando la nascita di un figlio e pensi di non riuscire a gestire da solo questo cambiamento i professionisti di One Session sono pronti ad affiancarti in questa fase (clicca qui)

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Nardone, G. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Giannotti, E., & Rocchi, R. (2012). Modelli di famiglia. Ponte alle Grazie.

Roth Ledley, D. (2012). Il mio primo anno da mamma. Italia: Erickson.

Thomas, G. (1994). Genitori efficaci. Ed. La Meridiana.

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