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Tra virtualità e realtà: la dipendenza da social

Sarà capitato anche a te: eri agitato perché avevi un bisogno urgente di un’informazione, a quel punto sei andato su internet e l’hai subito trovata, e la cosa ti ha tranquillizzato.

D’altronde, sai che sul web puoi fare di tutto: ascoltare musica, sapere dove si trova una persona, fare la spesa…perfino fare amicizia!

Prova adesso a moltiplicare per mille l’utilizzo che tu fai di internet, ma sempre con la stessa sensazione che ti ho descritto all’inizio.

Immagina di aver bisogno ogni minuto di accedere al web, per le più svariate finalità: vedere video, cercare informazioni, leggere notizie.

Ogni giorno per un tempo maggiore, ma sempre per lo stesso motivo. Ne hai un estremo bisogno, e se non lo fai, questo ti genera ansia, preoccupazione, palpitazioni e inquietudine.

E’ questa la dipendenza da internet: una particolare modalità di esprimere il proprio malessere attraverso l’uso eccessivo di un prodotto tecnologico, in qualsiasi modo e con qualunque scopo esso venga usato, senza averne cognizione.

Può riguardare il gioco d’azzardo, i videogiochi, lo shopping compulsivo, la pornografia, l’utilizzo dei social network o qualsiasi altra cosa presente sul web (Perrella & Caviglia, 2014; Trua, 2016).

 

I social network

Sai meglio di me che, nell’ultimo decennio, Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat e tutti gli altri hanno gradualmente trasformato le modalità di aggregazione sociale delle persone. Difficile farne a meno: sono utili, nessuno lo mette in dubbio.

Sono diventati il canale principale per veicolare comunicazioni, intraprendere nuove amicizie, rimanere in contatto con i propri cari, soprattutto per adolescenti e giovani adulti.

Ma tutto ciò a che prezzo?

 

#. Prima del 2000

Chi oggi è adulto, si ricorderà di tutte le difficoltà che aveva da giovane nell’approcciarsi all’altro sesso, le emozioni contrastanti di cui si era pervasi, le paure, le titubanze (tutte sensazioni sane, normali e genuine!).

Per poi, magari, una volta trovato il coraggio di parlare con la ragazza di cui ci si era innamorati, sentirsi da lei rispondere: “no! non mi piaci!”.

Non c’era la possibilità di nascondersi, e te lo ricordi bene: hai collezionato così tante brutte figure, che le dita di una mano non bastano a contarle!

 

#. Dopo il 2000

Con internet e i social, invece, tutto sarebbe stato più facile.

Di certo saresti stato più disinibito, non ti saresti fatto mille problemi prima di rivolgere la parola a qualcuno o di manifestare la tua opinione.

E magari alla fine ti sarebbe anche piaciuto questo modo “asettico” di instaurare relazioni.

E’ proprio quello che oggi accade a molte persone, soprattutto timide e introverse, per le quali i social network rappresentano l’unica possibilità di costruire nuove relazioni, in quanto permettono loro di nascondere emozioni come imbarazzo e vergogna.

Attraverso i social, hanno la possibilità di crearsi un’identità virtuale parallela, il cui abuso, però, alla lunga corre il rischio di soppiantare quella reale.

Sembra stiamo parlando di fantascienza, e invece stiamo semplicemente facendo riferimento alla dipendenza da social.

Come tutte le dipendenze, anche questa si basa sugli stessi meccanismi di piacere e soddisfazione: si prova un intenso disagio se non si è connessi (astinenza), il tempo di connessione aumenta ogni volta di più (assuefazione/tolleranza) e si hanno pensieri fissi e ricorrenti.

Nei casi più gravi, essere connessi a un social network può perfino far dimenticare di mangiare e dormire.

Addirittura si può provare uno stato di euforia e di eccitazione quando si è online, al contrario di quando non lo si è, in cui ansia, agitazione, irritazione, intolleranza sono le emozioni più frequenti (Guedes et al., 2016).

E’ come se si vivesse in un mondo parallelo e irreale, dove è possibile fare tutto ciò che nella vita reale non è permesso.

Alla lunga però, questo voler essere sempre connessi con il mondo virtuale, disconnette da quello reale (Trua, 2016).

 

Cosa vuol dire?

Significa che chi è dipendente dai social, accresce gradualmente la sua solitudine, accentuando le proprie sintomatiche d’ansia e di depressione.

Progressivamente la persona si isola, parla sempre meno, si allontana dalla vita di tutti i giorni, e quando ci ritorna, si sente come disorientata, afflitta, sconsolata.

L’unica sua soluzione, a quel punto, è di riconnettersi subito alla “rete” per alleviare questo disagio interno.

La dipendenza da social nasconde, ma non elimina, i problemi della vita reale, e il rendersi conto di ciò spesso porta anche a conseguenze infauste per chi ne soffre.

E’ opportuno dire che questa patologia si instaura spesso su chi ha già delle pregresse sofferenze psicologiche, inerenti soprattutto la sfera relazionale.

I social sono soltanto lo strumento attraverso cui queste difficoltà vengono a galla (Perrella & Caviglia, 2014).

Chiedere aiuto diventa quindi il primo passo da fare per ridimensionare la propria identità virtuale.

La psicoterapia, in questa direzione, si focalizzerà sulle caratteristiche del qui e ora della relazione terapeutica, riponendo in primo piano l’importanza delle emozioni vere e concrete, favorendo, alla fine, un ritorno costruttivo alla vita reale.

 

Bibliografia

Guedes, E., Sacassiani, F., Carta, M.G. (2016). Internet addiction and excessive social networks use, Clinical Practice & Epidemiology in Mental Health, Vol. 12, pp. 43-48.

Perrella, R., Caviglia, G. (2014). Dipendenza da internet, Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna.

Trua, T. (2016). Dipendenza da internet: analisi di un fenomeno in crescita, BitBiblos, Bologna.

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